La Clessidra
MARIO MORETTI
Opere inedite
MARIO MORETTI
Opere inedite
a cura di Carla Mazzoni
Galleria Cassiopea
Piazza Verbano 8
Moretti, pittore della luce, dei
deserti assolati, delle improbabili radure erbose perse in un’atmosfera più metafisica
che reale, ha dedicato gli ultimi due mesi alla matita e al bianco e nero. Veri piccoli capolavori in cui il riferimento
naturale perde i suoi connotati nella luminosità del bianco e nel lento e
insistito tratto scuro della matita, elaborati con tenace lentezza come a
comporre la trama di un tessuto. Una volta di più Mario Moretti ha lasciato che
l’opera fosse l’epifania del suo sentire e ci rende incantati e muti come
sempre accade quando l’Arte indaga realtà e mistero.
Inaugurazione Giovedì 19 dicembre ore
17
La mostra resterà aperta fino all’8
Gennaio 2014
Tel. 39.347.3735109
La Clessidra
Sembra che Il tramonto delle ideologie del secolo scorso e la
depressione economica abbiano generato crisi d’identità, diffuso senso di
smarrimento, mancanza di riferimenti, di certezze, di ideali.
Immagino che il senso ultimo della vita di un gatto potrebbe
cogliersi nella sua stessa esistenza. Si realizza vivendo secondo natura. La
vita potrebbe avere senso in se, ma quali sono i confini? L’uomo ha una consapevolezza.
La cultura è nella sua natura, così come il sentirsi parte di una collettività.
A dare senso e gratificazione è l’armonia con se stessi, con la vita, con il
mondo, con l’universo. Malgrado l’assenza di radici vere e proprie, non siamo
così diversi da una pianta. Sentirsi integrati e parte di un tutto più vasto di
noi è una condizione vitalizzante essenziale al proprio benessere.
Moretti disegnando si relaziona alla natura. Della natura che
contempla e disegna cerca di cogliere il senso profondo: la forma, la luce,
l’essenza, la sensualità, la presenza, la musicalità, il divenire… segue il
dialogo tra il particolare ed il generale, tra il ciuffo d’erba e la luce che
lo avvolge, tra la duna e lo spazio infinito, tra l’aurora e il silenzio…
spaesando lievemente il soggetto dal suo contesto naturale, dona volta per
volta al suo frammento di paesaggio una presenza al contempo irreale e
assoluta. Il particolare si fa protagonista, acquisisce una maestosità
universale. La sua strada o la sabbia della sua duna sono lì a testimoniare nel
silenzio sospeso l’impercettibile divenire del creato.
Gabriele Bianconi
www.gabrielebianconi.info
I luoghi dell’anima
Disegni
a matita. Piccolo formato. Indubbiamente vicini all’opera pittorica di Mario
Moretti eppure, profondamente diversi se non ci si lascia ingannare dal tema
con cui l’artista si misura da sempre. Una diversità che fa apparire perfino
stridente il confronto con la pittura, paradossalmente accecante nel colore tendenzialmente
monocromo. Interrogarsi su questo è già un inizio per riflettere sul nuovo
momento creativo di Moretti e rendersi conto di quanto il disegno non sia un
approdo recente, semmai la riappropriazione di un antico amore cui ritorna con
entusiasmo, con passione. Non di una tecnica, assolutamente no, perché non c’è
virtuosismo, compiacimento, ma piacere del segno, del suo manifestarsi dando
luogo alle “piccole cose”.
Se
nelle opere del passato la visione appariva, in qualche modo, condizionata dal
rapporto mentale con la realtà, oggi quella visione si connota invece come
presenza, come attimo di vita. Poco importa quale sia l’oggetto in primo piano
o il riferimento paesaggistico, ciò che conta è la capacità di rendere reale l’impalpabile,
quella condizione di spazio-tempo dove c’è l’onnipresenza del tutto.
E
se la creazione di un artista è speculare all’artista stesso, questi disegni
rappresentano appieno Mario Moretti. Su
tale specularità si fonda l’autenticità della sua ricerca, né potrebbe essere
altrimenti perché quell’opera è necessaria al suo modus operandi. Se così non fosse quell’opera sarebbe altro, ma non
arte. Una specularità che in questi ultimi lavori si manifesta con grande
energia nella semplicità, nell’ordinarietà del gesto, nella matita che crea
sulla superfice una vibrazione che è intima partecipazione a tutto ciò che è,
più che a ciò che accade.
Tutto
è energia, tutto è suono nel grande spazio cosmico. Non vuoto, ma assoluta e
misteriosa presenza che l’apparire delle cose rende tangibile. E nel silenzio,
tutto vive. Non c’è attesa, sospensione, ma ascolto. Una condizione che
l’assenza di pigmento cromatico rende più intensa. Il pensiero va a Mark Rothko,
alle sue stesure grigie dopo il dominio del colore. Se in Rothko il passaggio
segna l’epilogo della sua arte, per Moretti è l’epifania, il rinascere alla
vita.
Anche
il ritornare sempre sullo stesso tema ha un suo significato. Mette a nudo
l’artista e il suo processo. Moretti è ciò che dipinge, è ciò che disegna. Il
silenzio che connota le sue opere è il suo silenzio interiore.
L’arte
non è pensiero, è processo in atto. Quando non c’è identificazione con l’opera,
quando la centralità dell’artista viene meno, l’opera è. Moretti non cerca, si
tace. Non è interessato al divenire, ma soltanto al momento presente, perché il
momento presente è il nuovo, è il nascente.
L’arte
è viva quando sfugge alla definizione. Quando il pensiero non può ricondurla del tutto alle categorie del conosciuto, la
visione si fa esperienza in atto del non essere nell’essere. Moretti non
rappresenta pur raffigurando, guarda oltre. E tra sé e quell’oltre non c’è
frattura. I suoi luoghi sono i luoghi dell’anima.
Ida Mitrano
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